È venuto a mancare il nostro medico curante.

Per i miei era un totem. Li prese adolescenti e loro sono cresciuti con lui. Me lo hanno sempre trasmesso, anche a me, come uno di famiglia. Gli volevamo bene.

Scrissi qua sotto di come da piccolo incontrai Buffon quando non ero che un bambino con gli occhi pieni di lui. Tutto questo non sarebbe mai avvenuto se non per questa persona; era bianconero e, da presidente di club, amava organizzare eventi che ospitassero i campioni anche nella nostra, provinciale, realtà cittadina.  

Ho avuto modo anch'io di conoscerlo e di esserne paziente. Sempre cordiale, chiacchiere sulla Juventus, sulla vita. Mi chiamava giornalista come se lo fossi, si ricordava sempre. Trovava l'occasione di tenderti una mano implicita. 

Personalmente, di lui ho il ricordo nitido ad una delle mie prime feste scudetto. Ero piccolo, ancora viandante nel tifo. Lo vidi in cima alla scalinata della nostra piazza esultare come un matto, salutandomi vigorosamente col pugno chiuso in segno di vittoria.

Forse lì capì qualcosa. Scelsi.
Realizzo ora per allora che quelli come noi non mollano davvero mai. Fino alla fine, anche contro un brutto male. Nel suo studio, fino a una settimana fa, come se niente fosse. 

Perché siamo così, vogliamo vincere. Anche contro la vita. 

"Ciao doc, alla prossima", ti salutavo sempre così. Un cinque e via.  

Riposa in pace, Carlo.

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